A livello liturgico sta per terminare il Tempo Ordinario e presto entreremo in Avvento.
L’Avvento è un tempo speciale, di attesa, di revisione interiore e di preparazione ad una festa molto importante: la nascita del Salvatore dell’umanità.
Dio si fa bambino per nascere in mezzo a noi!
Abbiamo pensato qualche volta al Figlio di Dio come “bimbo”, alla sua condizione di fanciullo uguale a tanti altri della sua età e del suo tempo?
Il Figlio di Dio non è venuto sulla terra da adulto ma, avendo scelto di nascere come uomo, ha attraversato anche lui tutte le fasi dello sviluppo: dal grembo materno alla nascita, dall’infanzia all’adolescenza e poi all’età adulta.
Gesù sceglie come prototipo, per il Regno dei Cieli, il bambino.
Diventa, quindi, interessante dare uno “sguardo” a quella fase della sua vita in cui è anche lui un bambino.
Il modo in cui vengono narrati, nel Vangeli, alcuni episodi relativi al periodo dell’infanzia del Cristo, ci trasmette il senso che ha, per tutta la storia della Salvezza, il rapportarsi a Dio ed alla stessa vita di Gesù Bambino.
Nei primi capitoli del Vangelo di Matteo, ed anche in quello di Luca, troviamo le narrazioni dell’infanzia di Gesù. Tali pericopi non sono storiografiche e non bisogna accostarsi ad esse con l’intento di applicarvi un metodo di interpretazione rigorosamente scientifico.
Il vero intento di questi testi è una riflessione teologica.
In Matteo troviamo, dopo la genealogia, cinque scene. Tre di esse hanno al centro un sogno di Giuseppe che ha come scopo quello di mostrare l’origine divina degli avvenimenti.
I fatti narrati sono l’annuncio della nascita di Gesù fatto a Giuseppe, la venuta dei Magi, segue poi la fuga in Egitto, la strage degli Innocenti ed infine abbiamo il ritorno dall’esilio egiziano.
Gesù nasce come qualsiasi bambino, come ogni uomo, anche se il suo concepimento non è stato opera umana ma divina. Egli ci appare come un normale bimbo del suo tempo che segue i suoi genitori ed a loro obbedisce. Forse egli non comprendeva quegli “spostamenti” dei suoi genitori.
I Vangeli non ci riferiscono il suo parere in proposito, ma ciò che traspare è il suo essere inserito in una famiglia ebrea di quel tempo, una famiglia che provvedeva a lui e che, al momento del bisogno, ha fatto del tutto per scamparlo dalla strage provocata da Erode.
Il racconto lucano dell’infanzia di Gesù è completamente diverso. E’ strutturato in scene parallele ed è arricchito da tre cantici di lode. Il racconto dell’infanzia, in Luca, si apre a Gerusalemme con l’annuncio a Zaccaria. In seguito le forze più autentiche di Israele, personificate in Simeone e Anna, riconoscono in Gesù bambino la salvezza del popolo di Israele e la luce delle genti. Questa sezione si conclude con la visita al tempio di Gesù dodicenne.
Gesù bambino, anche se può sembrare ovvio, nei Vangeli dell’infanzia, viene descritto proprio come tale, senza attribuzioni fantastiche. Attorno a lui si compiono grandi eventi che può soltanto subire in quanto piccolo di età. Sono gli altri, i grandi, a decidere per lui.
Gesù è il Figlio di Dio fin dal concepimento nel grembo verginale di Maria. Ma egli è nell’autentica condizione di un uomo fatto di carne come gli altri.
L’essere bambino, per Gesù, viene vissuto con grande naturalezza, uguale in tutto agli altri bambini.
Anche se in lui molti riconoscono la grandezza fin dall’infanzia, Gesù continua a vivere un’esistenza umile e modesta.
Egli è un bambino ubbidiente, innanzitutto verso i genitori e, tramite loro, ubbidisce al Padre Celeste. Egli vive quell’esperienza del lasciarsi educare come gli altri bambini del suo tempo.
Nel Cristo bambino possiamo vedere quella docilità del Servo di cui ci parla Isaia, la docilità del bimbo assomiglia a quella dell’agnello che si fa condurre al macello senza fiatare. Pur non volendo forzatamente collegare il detto di Gesù sul farsi piccolo per il Regno dei Cieli, possiamo senz’altro affermare che bisogna ridiventare bambini come era lui bambino, per essere degni del suo Regno.
Adele Caramico Stenta