In questi giorni si è parlato e si continua a parlare di clonazione umana. I mass-media le hanno dato largo spazio. Ma non sempre si conosce il significato di questo termine e la procedura per ottenere un uomo clonato. Bisogna senza dubbio asserire che spesso l’utenza non è ben informata per quanto riguarda le procedure e, soprattutto, non viene informata del fatto che, anche se ottenuta con la clonazione, siamo sempre davanti ad una vita umana, che ha il diritto di vivere e di essere rispettata dal primo istante in cui avviene la formazione della prima cellula della vita umana.
Sotto il termine clonazione i mass-media hanno inserito più cose, generando a volte, qualche perplessità oltre che confusione. In effetti non può essere considerato come un concepimento in quanto avviene senza un rapporto sessuale e senza i gameti (agamico ed asessuale). In generale bisognerebbe parlare di embriogenesi asessuata nella quale si possono distinguere tre diverse situazioni.
Una è la vera e propria clonazione, cioè la possibilità di ottenere un embrione da un solo gamete, maschile o femminile, senza l’unione col gamete dell’altro sesso. Per poter ottenere un embrione con questa metodica si preleva il nucleo ad un ovocita, sostituendolo con quello di una cellula somatica. La cellula che si ottiene è uno pseudozigote che, quindi, si moltiplica e si differenzia come un “normale” embrione.
L’altra tecnica è la scissione embrionale o fissione gemellare. Questa si ha quando un’ovocellula fecondata, considerata all’inizio del suo sviluppo, quando è solo una cellula, può avere una particolare divisione, per cui si formano due embrioni, che sono identici, dai quali nasceranno due persone altrettanto identiche: i gemelli monovulari umani. Questo processo può essere indotto artificialmente prelevando una cellula dell’embrione, prima che questi si impianti nell’utero, dando luogo ad un gemello “clonato” da quello, dal quale la cellula è stata prelevata. Questa è una vera e propria gravidanza “artificiale” in quanto viene creata solo dalla tecnica medica senza neppure l’intervento, in qualche modo, della coppia genitoriale.
La prima clonazione, stando a quanto ufficialmente è stato comunicato, risale al 1997 in Scozia e riguarda un animale: la pecora Dolly. Ma qualcosa di simile a questo sarebbe già avvenuto per gli uomini, nel 1993, alla George Washington University degli Stati Uniti, quando ben 17 embrioni umani sono stati fatti moltiplicare fino alla fase di 32 cellule. Questa però non può essere definita una clonazione vera e propria in quanto la suddivisione è avvenuta tutta partendo da un singolo individuo ( fissione gemellare). Nelle ultime settimane del 1998, a Seul, in Corea, è stato clonato il primo embrione umano da degli scienziati, i quali hanno “fermato” lo sviluppo di quella vita umana alla fase di 4 cellule. Questa clonazione è stata effettuata prelevando un ovulo umano, privandolo poi del suo nucleo, e ponendo al suo posto una cellula somatica, sempre della stessa donna, con l’intero patrimonio genetico. Stimolando la cellula uovo così “trasformata” si è dato origine ad un clone, cioè ad un individuo col patrimonio genetico identico a quello della persona dalla quale è stato prelevato tutto il materiale della cellula.
Gli scienziati di Seul hanno dichiarato di essersi “fermati” ad uno stadio iniziale dell’embrione.Si è avuta pure la notizia, da Londra, dell’impianto in utero di una clonazione umana, e che è stata fatta procedere come una normale gravidanza: il costo di tale procedura è stato di 700 milioni di lire. Ma della nascita del primo bambino clonato, che sarebbe dovuta avvenire nella prima metà del 1999, non si è avuta alcuna notizia.
Nel 2002 pare ci sia un’altra gravidanza umana, ottenuta sempre con un embrione clonato.
L’utilizzo di questa tecnica, applicata all’uomo, non può non farci pensare alle conseguenze terribili che ci potrebbero essere. Si è infatti già parlato di clonare, alla nascita, un individuo, per poi avere a disposizione “materiale” compatibile, in caso di malattie particolari che si potrebbero avere nel corso della vita: creare un clone, in questo caso, sarebbe “giustificato” dall’avere a disposizione, in caso di necessità, organi o tessuti da trapiantare.
Comunque, il clonare un altro essere vivente, non è privo di problemi e di “effetti” negativi, a prescindere da quelli umani ed etici.
Per esempio, prendiamo la pecora Dolly ed il modo in cui è stata ottenuta. Per ottenerla sono state prelevate cellule della ghiandola mammaria dalla pecora donatrice gravida e cellule uovo denucleate, da una pecora donatrice. Sono state necessarie ben 277 fusioni per ottenere 8 embrioni dell’animale, fra cui solo uno è riuscito ad andare avanti nel suo processo di sviluppo, facendo nascere poi Dolly. Le cellule poi dell’animale clonato, col tempo, si sono rivelate avere la stessa età genetica della pecora donatrice e non quella cronologica di Dolly, con le relative conseguenze dal punto di vista fisiologico.
Tutto ciò che è accaduto per clonare una pecora, bisogna pensare che succede anche nella clonazione umana. Da ciò si potrebbe già provare a trarre delle conclusioni dal punto di vista sia umano che etico.
Bisogna innanzitutto chiedersi se sia lecito clonare un essere umano e se sia giusto che la ricerca medico- scientifica possa operare in questo senso.
Per poter dare una risposta a tali quesiti è necessario, per prima cosa, guardare alla persona umana ed alla sua dignità. Importante è anche il salvaguardare l’integrità sia fisica che psichica dell’uomo, non farlo diventare quindi una “cavia” da laboratorio e neppure compiere atti o procedure tali da lederne il corpo o segnarne la psiche.
Ma l’uomo, chi è?
E’ semplicemente un appartenente alla razza animale?
E’ “individuo” appartenente alla razza umana?
Si può racchiudere il significato di “uomo” nella definizione di “individuo della specie umana”?
E’ molto significativa la definizione che Karol Wojtyla dà della persona umana:
“Il termine << persona>> è stato scelto per sottolineare che l’uomo non si lascia rinchiudere nella nozione << individuo della specie>>; che c’è in lui qualche cosa di più, una pienezza ed una perfezione d’essere particolari, che non si possono rendere altro che con la parola <<persona>>” (K. WOJTYLA, Amore e responsabilità, Casale Monferrato 1984, p. 15).
Non bisogna comunque dimenticare anche un’altra cosa e cioè che l’uomo è ad immagine e somiglianza del Creatore.
Ma quando la ricerca scientifica è realmente giusta?
Per poter rispondere è importante tener conto di vari fattori. Primo fra tutti che la ricerca scientifica deve avere sempre come fine il miglioramento della vita umana. Quando ciò non avviene, la persona umana non viene più rispettata nella sua integrità, fisica e psichica. Non bisogna perdere di vista “l’uomo”, considerato nella sua totalità, altrimenti non si può parlare di “vera scienza”.
La nascita di Eva, la bambina clonata, nata mentre nella Cristianità si festeggiava la nascita del Signore della Vita, ha sconvolto l’opinione pubblica facendo formulare i giudizi più diversi in proposito. Non può lasciarci indifferente un evento del genere: la vita umana, nella sua unicità ed irripetibilità, è stata “violata” e “ deturpata” da una “manovra” fatta in un laboratorio a scopi………………..che forse non sono quelli detti pubblicamente.
La Chiesa Cattolica, come madre, non può non considerare queste situazioni che riguardano la vita dell’uomo.
Nella Donum Vitae la clonazione viene chiaramente condannata, in quanto in netto contrasto sia con la dignità della procreazione umana che con l’unione coniugale (cfr. DoV, I, 6). In questo Documento leggiamo, per quanto riguarda gli interventi medici:
“ L’atto medico non deve essere valutato soltanto in relazione alla sua dimensione tecnica, ma anche (…) in relazione alla sua finalità, che è il bene delle persone” (DoV, II, 7).
Pure nell’Evangelium vitae troviamo ribadito il rispetto per la vita umana e la sua integrità.
“ La vita umana è sacra e inviolabile in ogni momento della sua esistenza, anche in quello iniziale che precede la nascita” ( EvV 61).
Ma, indipendentemente da come avvenga il concepimento, non bisogna mai dimenticare che il neoconcepito è sempre vita umana, ed ogni vita umana ha sempre il diritto di essere rispettata ed amata fin dal suo inizio, fin da quando si forma la prima cellula. Il primo e fondamentale diritto dell’uomo è quello di poter nascere e poter vivere.
Adele Caramico
(pubblicato su www.culturacattolica.it il 24/01/2003)