I. Introduzione
Il problema dell’aborto procurato e della sua eventuale liberalizzazione legale è diventato, un po’ dappertutto, tema di discussioni appassionate. Questi dibattiti sarebbero meno gravi, se non si trattasse della vita umana, valore primordiale che è necessario proteggere e promuovere. Ciascuno lo comprende, anche se parecchi cercano ragioni per far servire a questo fine, contro ogni evidenza, anche l’aborto. Non ci si può, in effetti, non stupire nel vedere crescere, da una parte, la netta protesta contro la pena di morte, contro ogni forma di guerra, e, dall’altra, la rivendicazione di rendere libero l’aborto, sia interamente, sia su indicazioni sempre più larghe. La Chiesa è pienamente cosciente che spetta alla sua vocazione di difendere l’uomo contro tutto ciò che potrebbe dissolverlo o avvilirlo, per tacere su tale argomento: poiché il Figlio di Dio si è fatto uomo, non c’è uomo che non sia suo fratello in quanto uomo e che non sia chiamato a divenire cristiano e a ricevere da lui la salvezza.
2. In numerosi Paesi, i pubblici poteri che resistono a una liberalizzazione delle leggi sull’aborto, sono oggetto di pesanti pressioni, che mirano a condurveli. Ciò, si dice, non violerebbe alcuna coscienza, perché si lascerebbe ciascuno libero di seguire la propria opinione, mentre si impedirebbe a chiunque di imporre la propria agli altri. Il pluralismo etico è rivendicato come la conseguenza naturale del pluralismo ideologico. C’è, tuttavia, una grande differenza tra l’uno e l’altro, perché l’azione tocca più immediatamente gli interessi degli altri che non la semplice opinione, e perché non ci si può mai appellare alla libertà di opinione per ledere i diritti degli altri, in modo del tutto speciale il diritto alla vita.
3. Numerosi laici cristiani, specialmente medici, ma anche associazioni di padri e di madri di famiglia, uomini politici o personalità in posti di responsabilità, hanno vigorosamente reagito contro questa campagna di opinione. Ma, soprattutto molte Conferenze episcopali, nonché vescovi a proprio nome, hanno giudicato opportuno richiamare senza ambiguità ai fedeli la dottrina tradizionale della Chiesa (1).Questi documenti, la cui convergenza è impressionante, mettono mirabilmente in luce l’atteggiamento, umano e cristiano insieme, di rispetto della vita. È tuttavia avvenuto che parecchi di essi incontrassero, qua o là, riserve o anche contestazione.
4. Incaricata di promuovere e di difendere la fede e la morale nella Chiesa Universale (2): la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede si propone di richiamare questi insegnamenti nelle loro linee essenziali a tutti i fedeli. Così, ponendo in risalto l’unità della Chiesa, essa confermerà con l’autorità propria della Santa Sede ciò che i vescovi hanno felicemente intrapreso. Essa confida che tutti i fedeli, compresi coloro che sono statiscossi dalle controversie e dalle opinioni nuove, comprenderanno che non si tratta di opporre una opinione ad altre, ma di trasmettere loro un insegnamento costante del Magistero supremo, che espone la regola dei costumi alla luce della fede (3). È dunque chiaro che questa Dichiarazione non può non comportare un grave obbligo per le coscienze dei fedeli. Voglia Iddio illuminare altresì tutti gli uomini che cercano con cuore sincero di «operare la verità» (Io. 3, 2 1).