Nei miei ricordi di bambina, fra le tante cose, ce ne sono alcuni particolari collegati con la fede e la preghiera.
Ricordo con quanta gioia mi alzavo al mattino presto, nel mese di maggio, per andare insieme ad altri bambini della mia età (frequentavo le elementari) in parrocchia. La Messa era alle 6,30 e poi dopo la catechista ci leggeva il “fioretto” da vivere in quel giorno e il parroco ci regalava ogni mattina qualcosa: un santino con la preghiera da recitare, le caramelle, un’immaginetta ogni volta diversa della Madonna. E si tornava a casa di corsa perché poi bisognava andare a scuola ma tanto felici.
E così i giorni passavano e nella mia mente sono rimasti impressi quei momenti in cui le corse si intrecciavano con l’odore delle rose e per strada dei bambini così piccoli potevano camminare da soli a quell’ora insolita, senza che accadesse loro nulla di male.
E poi veniva l’estate e c’era la Novena alla Madonna di Porto Salvo, protettrice della mia parrocchia, della città e della Diocesi. Ed ancora tutte le prove, i canti, e le sere trascorse in chiesa, anche dopo la Messa, per provare per il giorno dopo…………e tutto continuava così, serenamente.
A settembre, non si andava ancora a scuola, ma il mese era tutto dedicato ai Santi Cosma e Damiano.
Un cosa ricordo in modo singolare: il giorno della festa, che era ed è rimasta sempre e solo religiosa. La mattina andavamo a suonare a mano le campane per la prima Messa alle 4 in punto!
Perché ho voluto solo accennare a piccoli momenti del mio passato? Per tristezza, nostalgia, o per altro? No, di sicuro.
Come ero io allora lo erano tanti miei coetanei. Non avevamo il computer, non andavamo a ballare, non avevamo la play station, e neppure le videocassette e altre cose del genere che oggi ci sono…ma avevamo una cosa che molti bambini e giovani di oggi non hanno più: la gioia di vivere!
Ci accontentavamo di poche cose, di piccole cose, e soprattutto avevamo un punto di riferimento ben preciso nella nostra giornata: la vita parrocchiale. Da essa poi scaturiva la fede, la preghiera, la pratica assidua dei sacramenti.
Nei nostri cuori un po’ alla volta il posto principale lo prendeva sempre più Gesù e il suo Vangelo. Forse da piccoli non capivamo molto ma di certo sapevamo di non essere soli perché con noi c’era un compagno di viaggio.
La famiglia basava e completava la sua educazione dei figli con la parrocchia, affidando al parroco e ai vari responsabili una parte della formazione del proprio figlio. Ma la famiglia era anche unita, pregava insieme, ai figli venivano insegnate le preghiere più semplici.
Mia madre mi insegnava a recitare il Rosario, e io spesso facevo “guai” con la corona perché non ero capace di contare i grani, fino a quando decisi di contare con le dita le “Ave Maria”! Ma ero piccola, forse di soli 6 o 7 anni!
Tutto questo mi fa pensare a come oggi vanno avanti i bambini e i giovani, che sembrano, pur in mezzo a 1000 cose da fare, non avere ciò che a loro interessa di più. Sempre insoddisfatti, stanchi, pieni di voglia di evadere, sempre a correre e non si sa verso dove o cosa.
Lo stesso per le famiglie: ci si vede poco, si parla ancora di meno, si sta insieme di sfuggita….e soprattutto non si prega insieme, non si frequentano le parrocchie, non si va a Messa coi figli!
Lo so, per alcune cose ho esagerato: non tutte le famiglie di oggi sono così e non lo sono neppure tutti i giovani o i bambini, per fortuna.
Ma la mia vuole essere una provocazione affinché non si buttino via i semi che sono stati piantati in noi tanti anni fa. Come a noi è stato dato per andare avanti così noi dobbiamo dare ai nostri figli e far loro comprendere ciò che è veramente importante.
I valori della vita, quelli veri, non si trovano per caso, ma nascono dal profondo del nostro cuore. E senza una vita di preghiera, di frequenza dei sacramenti, di riflessione e meditazione del Vangelo, la nostra fede non può alimentarsi e così si va poi affievolendo come una piccola fiammella che resta senza la legna da bruciare e non può che diventare cenere.
Alziamoci, facciamoci coraggio e non permettiamo che ai nostri figli la fede si incenerisca, la forza di andare avanti scompaia, e la voglia di vivere diventi un’abitudine.
Diamo loro quella forza che viene solo dal nostro esempio nella fede. Seminiamo e con l’aiuto del Signore i frutti cresceranno nei loro cuori e le loro vite avranno veramente un senso!
Adele Caramico Stenta