A Gaeta, in provincia di Latina, nella giornata di ieri si è festeggiata solennemente, con processione per le vie della cittadina e per mare, a bordo di un peschereccio, la Madonna di Porto Salvo che tutti noi concittadini bonariamente chiamiamo “Madonna nostra”, protettrice di tutti i naviganti.
Perché scrivo questo?
Non lo so di preciso, ma ho sentito di farlo, mentre girovagavo su internet.
Voglio raccontare una storia realmente accadutami qualche anno fa, molti mi daranno del pazzo visionario e forse pochi potranno anche credermi, ma ciò che racconterò l’ho vissuto realmente.
Il 14 febbraio del 2000, navigavo su di una nave, “Espresso Catania”, in qualità di 1° ufficiale di coperta (comandante in seconda). Alle h 00,15 vengo svegliato da un forte scossone. Mi alzo di corsa dal letto e dalla finestra della mia camera da letto vedo una nave che sembra come conficcata con la prua nella nostra fiancata di dritta.
Da lì a poco quella nave affonda. Non sappiamo che nave fosse ne quante persone ci fossero a bordo. Unica cosa che sono riuscito a vedere: 3 persone che si tuffavano in mare.
Nel parapiglia generale, anche il comandante aveva perso la testa. Mi ritrovo sull’ imbarcazione di salvataggio insieme ad altri 4 membri dell’equipaggio alla ricerca di eventuali superstiti. L’imbarcazione rollava e beccheggiava, c’era mare forza 5 da maestrale, non molto per una nave ma per una imbarcazione, quale quelle di salvataggio, quasi inaffondabile, quindi leggerissima, era tanto.
La notte buia, senza luna. Io al comando, in piedi, che guardavo verso prua e davo gli ordini all’equipaggio e manovravo con la ruota del timone. Il rumore del solo motore dell’imbarcazione di salvataggio
Ad un certo punto mi sembra di vedere nell’oscurità il manto azzurro della Madonna di Porto Salvo. Ho guardato bene… sembrava lei! Si la statua che noi veneriamo in chiesa, sollevata di qualche metro sopra la superficie increspata del mare. La vedo forse 30 secondi… poi più nulla.
Subito dopo il secondo ufficiale, Nello, che era sopra la nave al proiettore di ricerca, mi dice alla radio che ha visto qualcosa che si muoveva in acqua sotto il mascone di diritta della nave…
Era nella direzione in cui io avevo avuto quella, diciamo, visione.
Accelero il motore, accosto a sinistra e ad una decina di metri dalla prua dell’imbarcazione vediamo nitido un uomo in piedi su qualcosa, che poi appuriamo fosse uno dei portelloni di chiusura delle stive della nave affondata.
Mi avvicino il più possibile. E’ buio, la nostra imbarcazione ha solo una luce stroboscopica che da più fastidio che altro.
Gli faccio cenno di buttarsi in acqua e di avvicinarsi. Non se lo fa ripetere due volte, si tuffa e dopo una manciata di secondi è a bordo all’asciutto. Gli facciamo indossare una tuta termica e cerchiamo di tenerlo al caldo più possibile. La nostra nave ci lasciò lì in mezzo al mare ed il comandante aveva pensato che fosse utile portare la nave in secca perché aveva paura che potesse affondare. Quindi restammo a 7 miglia da punta Stilo, nel golfo di Squillace, nel mar Ionio, in attesa che potessero arrivare dei soccorsi. Quando siamo stati recuperati da una nave battente bandiera del Belize con equipaggio russo, Ramon, così si chiamava il giovane salvato, ci ha ringraziato e ci ha detto che si sentiva come rinato.
Quella notte perirono 13 marittimi, di cui solo tre sono stati recuperati i corpi, gli altri 10 sono tutt’ora a 485 m. sott’acqua. Ramon è stato l’unico superstite!
Una sola persona era al corrente di questa storia, forse assurda… mia moglie.
Adesso, dopo tanti anni, ho voluto condividerla su internet perché gli eventi straordinari, non razionali, inverosimili, che possono accadere nelle nostre vite, esistono. E la Madonna Nostra mi ha riportato a casa, dalla mia famiglia!
(Piero Stenta)