Primo elemento di crisi: l’amore
Bisognerebbe partire dal concetto di amore che oggi si ha e vedere poi quale realmente sia il significato di questa parola, che viene tanto usata, a volte in modo improprio, ma della quale, non sempre, ne viene vissuto il profondo valore.
Il significato di questo termine, bellissimo, viene spesso identificato con sessualità, con qualcosa di materiale: basta dare un’occhiata a certi tipi di riviste e prestare attenzione ai tanti “messaggi” che circolano fra le persone.
L’amore, quello vero, quello con la “A” maiuscola, viene troppo spesso dimenticato, non considerato se non per dire solo che è “superato”.
Amare significa volere ciò che è bene per l’altra persona, cercare di comprendere, accogliere, aiutare l’altro.
Amare è andare………..contro la stessa nostra volontà, a volte, per il bene dell’altro. Non è facile Amare, ma non è impossibile.
L’amore trasforma la persona, le fa iniziare una vita diversa, nuova e più piena. Con questo sentimento sembra di rinascere, ci si rende conto di esistere realmente. Potremmo dire che l’uomo si riscopre proprio nell’amore. Amore che non è solo sensibilità, o solo passione, bensì è, e deve essere sempre più, volontà di bene. Deve diventare dono all’altro, fatto con dedizione e responsabilità.
Ora, se proviamo a trasferire tutto questo, nel rapporto di una coppia, cosa succede?
Innanzitutto il dono di sé, per l’altro, diventa in modo esclusivo e pieno.
Sappiamo bene come la parola Amore non abbia un significato univoco, ma ora, ciò che interessa, è parlarne nell’ambito del rapporto di coppia.
L’amore fra i coniugi dovrebbe essere la manifestazione più completa dell’amore umano: un farsi dono ed un donarsi continuo, momento dopo momento, senza rinunciare all’essere per l’altro. E’ un donare e donarsi reciproco, senza pretendere nulla in cambio; è volere che l’altro sia felice.
L’uomo e la donna, si completano in questo modo. E rafforzano il loro rapporto.
Nel donarsi reciprocamente, l’uomo e la donna non perdono la loro personalità, il loro essere se stessi, ma si completano diventando “una sola carne”, e non solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico ed affettivo. Spesso si considera l’unione sessuale quale punto di partenza dell’amore, mentre essa è l’apice di questo grande sentimento, ne è il momento culminante e rafforzativo.
Parlare di amore sponsale vuol dire parlare di un amore “particolare”, nel quale, mentre ci si dona all’altro, si riceve dall’altro, ed il proprio “io” si trasforma in un “noi”, senza però perdere le sue caratteristiche. Potrebbe apparire forse strano, o contraddittorio, ma è ciò che accade nell’amore fra i coniugi, per questo è un rapporto “speciale” rispetto alle altre manifestazioni di questo sentimento. Il diventare un “noi” non toglie nulla al proprio “io” di ciascuno dei due, ma lo arricchisce delle proprie caratteristiche e potenzialità.
L’amore fra gli sposi è l’aspetto più importante del sacramento del matrimonio: un amore che deve essere Amore, e specchio dell’Amore di Cristo per la Sua Chiesa. Lo stesso San Paolo, che dell’Amore ha tanto parlato nei suoi scritti, riguardo al matrimonio afferma: “il marito è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa…” (Ef 5, 23), ed ancora: “ E voi, mariti, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (Ef 5, 25).
Questi versetti, mettono in risalto quanto grande debba essere l’Amore sponsale. Amare come Cristo ha amato la Chiesa, non è una cosa semplice, se si pensa che Egli per tutti noi, ha dato la Sua vita. E’ un Amare oltre ogni misura o capacità solo umana. Ma allora in quale matrimonio potrebbe esserci un amarsi così? In tutti, se nel matrimonio si ricorda che ci si è sposati in Cristo e da Lui soltanto si possono ricevere le grazie necessarie per un rapporto così forte e vincolante.
San Paolo ci dice ancora: “Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore” (Ef 5, 21-22). Non bisogna leggere “male” questi versetti: la sottomissione al Signore è una “dolce” sottomissione, non è schiavitù, perché Egli ci ama di un amore totalizzante. Si parla di sottomissione degli uni agli altri: nel matrimonio i coniugi hanno il “compito” (anche se è improprio come termine) di amarsi al punto tale da sentirsi ciascuno sottomesso all’altro, però nel Signore. Non può esserci un rapporto coniugale forte, se non nel matrimonio-sacramento in Cristo.
L’amore sponsale si estende ad una comunione di vita totale e totalizzante: è lo stato dell’Amore. Questi esige che ci sia stabilità ma, nello stesso, dinamicità.
Nel corso della vita coniugale, questo sentimento, ha bisogno di stabilità per essere sempre rivolto alla persona con la quale si è scelto di condividere la propria esistenza, per non farsi sopraffare dalle tentazioni del mondo e da quello che è quasi diventato un “uso” nella società attuale. Richiede quindi anche forza interiore, costanza ed umiltà.
Ma ha bisogno di dinamicità, nello stesso tempo. Un amore che vada avanti nel corso degli anni, per abitudine o solo per una fedeltà giuridica o esteriore, non ha senso, non è più l’Amore. Nella vita comune, che due sposi cristiani conducono, c’è bisogno di un rinnovamento continuo del loro rapporto, di una crescita continua di quei sentimenti che nutrono l’uno per l’altra, anche davanti alle inevitabili difficoltà che la vita pone davanti. E’ un amore che non rimane fermo, statico, quasi ad ammuffire, ma che cresce così come passano gli anni. Diventa sempre più forte e maturo, anche dopo la venuta dei figli, anche quando la bellezza è sfiorita con gli anni, anche quando i capelli sono diventati bianchi e, da quel giorno in cui ci si è promessi amore per sempre, davanti a Cristo e agli uomini, in Chiesa, di tempo ne è passato.
L’Amore, non muore col passare del tempo, ma cresce e rafforza sempre più il legame fra marito e moglie, anche quando i volti sono solcati dalle rughe.
Solo così, riscegliendosi ed amandosi sempre più, ogni giorno, ed in modo sempre nuovo, si può affermare che l’Amore è entrato pienamente nella vita di una coppia di coniugi. E tutto ciò, ci può far dire, senza dubbio, con San Paolo, che il matrimonio così vissuto, è “un mistero grande” (Ef 5,32).
Adele Caramico Stenta