La figura del sacerdote, oggi più di ieri, riveste un’importanza fondamentale nella vita sia di chi è credente e sia di chi non lo è ancora o non lo è più. Come è cambiata la società nella quale viviamo così sono cambiate le esigenze di ciascuno e aumentate le domande sul senso e sul ‘perché’ della vita umana.
Cosa ha a che fare col sacerdote tutto questo?
Semplice: da lui ci si aspetta un aiuto a trovare le giuste risposte alle profonde domande della nostra vita. Il sacerdote ideale, proprio perché ‘ideale’ probabilmente non esiste nella realtà. Ma da lui mi aspetto soprattutto tanta disponibilità nell’ascoltare le persone, tanta comprensione e pazienza nel sentire ciò che abbiamo da dire, anche se a volte potrebbero sembrare discorsi banali, ma se abbiamo bisogno di parlarne proprio con il sacerdote, vuol dire che per noi tali non sono.
Il sacerdote è sempre stato un punto di riferimento importante e costante nella vita, e lo vedo come la persona che fa da guida al mio cammino, che mi illumina quando sono nel buio, che mi aiuta a risollevarmi quando cado ed ho bisogno di aiuto. È colui che mi deve aiutare a camminare verso Cristo. Giovanni Paolo II diceva che essere sacerdote significa essere un uomo per gli altri.
Dal sacerdote mi aspetto forse troppo, forse l’impossibile, perché anche lui è una persona con le sue esigenze e le sue preoccupazioni; ma l’aver potuto conoscere nella mia adolescenza sacerdoti che corrispondevano al mio ‘ideale’ (ma che purtroppo ora sono nella Casa del Padre) mi fa sperare che possano esserci ancora preti che vivano la loro vocazione come servizio agli altri, un servizio che non deve essere limitato ad alcune ore della giornata o ad alcune festività, ma esserci sempre, tutto l’anno.
Un ricordo da adolescente mi è molto caro, la figura di un semplice sacerdote diocesano che mi seguiva allora e si chiamava don Cosimino. Era sempre disponibile.
Una volta gli telefonai, d’estate, alle 10 di sera per chiedergli un appuntamento per potergli parlare. Lui mi rispose che se lo stavo chiamando a quell’ora significava che il problema lo avevo in quel momento e mi fece andare da lui subito dopo. Gli dissi che mi dispiaceva averlo disturbato a quell’ora.
La frase che mi rispose mi è rimasta impressa per sempre: «Io sono sacerdote sempre, 24 ore su 24».
Ecco, questo è il sacerdote ideale che mi aspetto: sacerdote sempre, in tutte le ore della giornate e ciò da solo significa tutto. Significa ascolto, disponibilità, accoglienza, guida nei momenti difficili, mano che ti prende per mano quando da sola non riesci più a camminare.
Adele Caramico Stenta – pubblicato su Avvenire 07/01/2009