Parlare di “fine vita” è direttamente collegato col parlare di “inizio della vita”. a seconda di come si considera e ci si comporta nei confronti della vita umana, dal momento del suo inizio, così ci si comporterà con la vita umana nella sua fase terminale.
Sembra quasi assurdo ma è così. E l’arco di tempo fra quell’inizio e quel termine sarà vissuto pienamente solo se pienamente si sarà considerato il valore della vita umana.
Nel fulcro dell’inizio della vita umana troviamo amore, dignità, ma anche salute e speranza. Tutto ciò comporta il rispetto di se stesso, il rispetto di quella vita appena concepita alla quale bisogna dare l’opportunità di svilupparsi, di crescere, di poter vivere per progettare il suo futuro. Ha bisogno di essere accolta per farsi le sue domande di senso e poi cercare le risposte.
E’ tutto un unico processo vitale, dal momento in cui si forma la prima cellula nel grembo materno fino al momento del parto, e poi si prosegue con la sviluppo della personalità con il sognare il proprio futuro, col progettare e riprogettare da oggi verso il domani. Tutto in uno sforzo continuo in cui si esplica tutta la dinamica della vita umana. Tutto va a vanti nella vita dell’uomo, nella vita di ciascuno di noi. Ci saranno cadute ma ci rialziamo, ci saranno gioie ma anche dolori, ci saranno vittorie ma anche sconfitte……
E così si “riempie” quell’arco di tempo che è la vita umana, continuando, a seconda delle varie situazioni e necessità, ad andare sempre avanti, a progettare, e soprattutto a crescere non solo fisicamente ma soprattutto interiormente.
C’è tutta una corrispondenza fra il momento del concepimento, ed il rispetto che si deve alla vita dell’uomo, e il termine della vita umana.
Se guardiamo il grafico non a caso è stata messa una doppia freccia che collega l’inizio della vita umana con le varie “situazioni di vita” che una persona può avere o dovrebbe avere nell’arco della propria esistenza. È una relazione biunivoca fra l’inizio di una vita umana ed il suo cammino e sviluppo. Ma nello stesso tempo dal modo di comportarsi della persona umana dipendono altri “inizi” di vita dell’uomo. E così all’infinito….riempendo quello spazio chiamato “vita dell’uomo” e permettendo che anche altri spazi di altre persone possano riempirsi indipendentemente dallo stato di ciascuno, sia fisico che psichico, che di buona o cattiva salute. E’ un diritto per tutti, uguale per ciascuna persona umana.
Riguardando il grafico le “frecce” si orientano poi verso il termine della vita umana, e le situazioni sono le stesse solo che non c’è più relazione biunivoca, scompare la doppia freccia. La vita umana che va verso il suo termine terreno riflette e deve ricevere quelle attenzioni che prima erano uno scambio continuo, ma terminato questo percorso non può più esserci questo genere di “scambio”.
La vita umana, quando smette il suo cammino terreno, non può interagire come prima, per ovvi motivi.
Resta fisso un punto: il rapporto imprescindibile fra l’inizio della vita e il suo termine. Nessuno può, e neppure ne ha il diritto, interrompere questo percorso, togliere ad esso dignità e rispetto in nome di una “falsa pietà”. Nessuno ha il diritto di separare questi due momenti così importanti della nostra vita: l’inizio e la fine. Sono collegati, e nello spazio che intercorre fra questi due momenti così importanti, cresce la nostra vita, la nostra storia, vanno avanti progetti su progetti, si cade e ci si rialza, ci si ferma per poi riprendere a camminare, ecc…
Tutto è un continuo evolversi, un divenire della persona umana che non vive solo per se stessa, bensì per e con gli altri. Ma tutti sempre protesi verso un’altra Vita, che sarà Eterna e il momento preciso dell’accesso ad essa nessuna persona umana può deciderlo.
Ci formiamo nel grembo di nostra madre per portare avanti un pezzetto di disegno divino, e ritorniamo nel grembo del Datore della Vita quando LUI avrà deciso che la strada percorsa su questa terra sarà terminata.
Adele Caramico Stenta
(pubblicato su “Amici di Gesù Crocifisso”, n. 2, marzo-aprile 2020)