DIGNITAS PERSONAE (nn. 33 – 37)

Tentativi di ibridazione

33. Recentemente sono stati utilizzati ovociti animali per la riprogrammazione di nuclei di cellule somatiche umane – generalmente chiamata clonazione ibrida –, al fine di estrarre cellule staminali embrionali dai risultanti embrioni, senza dover ricorrere all’uso di ovociti umani.

Dal punto di vista etico simili procedure rappresentano una offesa alla dignità dell’essere umano, a causa della mescolanza di elementi genetici umani ed animali capaci di turbare l’identità specifica dell’uomo. L’eventuale uso delle cellule staminali, estratte da tali embrioni, comporterebbe inoltre dei rischi sanitari aggiuntivi, ancora del tutto sconosciuti, per la presenza di materiale genetico animale nel loro citoplasma. Esporre consapevolmente un essere umano a questi rischi è moralmente e deontologicamente inaccettabile.

L’uso di “materiale biologico” umano di origine illecita

34. Per la ricerca scientifica e per la produzione di vaccini o di altri prodotti talora vengono utilizzate linee cellulari che sono il risultato di un intervento illecito contro la vita o l’integrità fisica dell’essere umano. La connessione con l’azione ingiusta può essere immediata o mediata, dato che si tratta generalmente di cellule che si riproducono facilmente e in abbondanza. Questo “materiale” talvolta viene commercializzato, talvolta è distribuito gratuitamente ai centri di ricerca da parte degli organismi statali che per legge hanno tale compito. Tutto ciò dà luogo a diversi problemi etici, in tema di cooperazione al male e di scandalo. Conviene pertanto enunciare i principi generali, a partire dai quali gli operatori di retta coscienza possono valutare e risolvere le situazioni in cui eventualmente potrebbero essere coinvolti nella loro attività professionale.

Occorre ricordare innanzitutto che la stessa valutazione morale dell’aborto «è da applicare anche alle recenti forme di intervento sugli embrioni umani che, pur mirando a scopi in sé legittimi, ne comportano inevitabilmente l’uccisione. È il caso della sperimentazione sugli embrioni, in crescente espansione nel campo della ricerca biomedica e legalmente ammessa in alcuni Stati… L’uso degli embrioni o dei feti umani come oggetto di sperimentazione costituisce un delitto nei riguardi della loro dignità di esseri umani, che hanno diritto al medesimo rispetto dovuto al bambino già nato e ad ogni persona» [54]. Queste forme di sperimentazione costituiscono sempre un disordine morale grave [55].

35. Una fattispecie diversa viene a configurarsi quando i ricercatori impiegano “materiale biologico” di origine illecita che è stato prodotto fuori dal loro centro di ricerca o che si trova in commercio. L’Istruzione Donum vitae ha formulato il principio generale che in questi casi deve essere osservato: «I cadaveri di embrioni o feti umani, volontariamente abortiti o non, devono essere rispettati come le spoglie degli altri esseri umani. In particolare non possono essere oggetto di mutilazioni o autopsie se la loro morte non è stata accertata e senza il consenso dei genitori o della madre. Inoltre va sempre fatta salva l’esigenza morale che non vi sia stata complicità alcuna con l’aborto volontario e che sia evitato il pericolo di scandalo» [56].

A tale proposito è insufficiente il criterio dell’indipendenza formulato da alcuni comitati etici, vale a dire, affermare che sarebbe eticamente lecito l’utilizzo di “materiale biologico” di illecita provenienza, sempre che esista una chiara separazione tra coloro che da una parte producono, congelano e fanno morire gli embrioni e dall’altra i ricercatori che sviluppano la sperimentazione scientifica. Il criterio di indipendenza non basta a evitare una contraddizione nell’atteggiamento di chi afferma di non approvare l’ingiustizia commessa da altri, ma nel contempo accetta per il proprio lavoro il “materiale biologico” che altri ottengono mediante tale ingiustizia. Quando l’illecito è avallato dalle leggi che regolano il sistema sanitario e scientifico, occorre prendere le distanze dagli aspetti iniqui di tale sistema, per non dare l’impressione di una certa tolleranza o accettazione tacita di azioni gravemente ingiuste [57]. Ciò infatti contribuirebbe a aumentare l’indifferenza, se non il favore con cui queste azioni sono viste in alcuni ambienti medici e politici.

Talvolta si obietta che le considerazioni precedenti sembrano presupporre che i ricercatori di buona coscienza avrebbero il dovere di opporsi attivamente a tutte le azioni illecite realizzate in ambito medico, allargando così la loro responsabilità etica in modo eccessivo. Il dovere di evitare la cooperazione al male e lo scandalo, in realtà, riguarda la loro attività professionale ordinaria, che devono impostare rettamente e mediante la quale devono testimoniare il valore della vita, opponendosi anche alle leggi gravemente ingiuste. Va pertanto precisato che il dovere di rifiutare quel “materiale biologico” – anche in assenza di una qualche connessione prossima dei ricercatori con le azioni dei tecnici della procreazione artificiale o con quella di quanti hanno procurato l’aborto, e in assenza di un previo accordo con i centri di procreazione artificiale – scaturisce dal dovere di separarsi, nell’esercizio della propria attività di ricerca, da un quadro legislativo gravemente ingiusto e di affermare con chiarezza il valore della vita umana. Perciò il sopra citato criterio di indipendenza è necessario, ma può essere eticamente insufficiente.

Naturalmente all’interno di questo quadro generale esistono responsabilità differenziate, e ragioni gravi potrebbero essere moralmente proporzionate per giustificare l’utilizzo del suddetto “materiale biologico”. Così, per esempio, il pericolo per la salute dei bambini può autorizzare i loro genitori a utilizzare un vaccino nella cui preparazione sono state utilizzate linee cellulari di origine illecita, fermo restando il dovere da parte di tutti di manifestare il proprio disaccordo al riguardo e di chiedere che i sistemi sanitari mettano a disposizione altri tipi di vaccini. D’altra parte, occorre tener presente che nelle imprese che utilizzano linee cellulari di origine illecita non è identica la responsabilità di coloro che decidono dell’orientamento della produzione rispetto a coloro che non hanno alcun potere di decisione.

Nel contesto della urgente mobilitazione delle coscienze in favore della vita, occorre ricordare agli operatori sanitari che «la loro responsabilità è oggi enormemente accresciuta e trova la sua ispirazione più profonda e il suo sostegno più forte proprio nell’intrinseca e imprescindibile dimensione etica della professione sanitaria, come già riconosceva l’antico e sempre attuale giuramento di Ippocrate, secondo il quale ad ogni medico è chiesto di impegnarsi per il rispetto assoluto della vita umana e della sua sacralità» [58].

CONCLUSIONE

36. L’insegnamento morale della Chiesa è stato talvolta accusato di contenere troppi divieti. In realtà esso è fondato sul riconoscimento e sulla promozione di tutti i doni che il Creatore ha concesso all’uomo, come la vita, la conoscenza, la libertà e l’amore. Un particolare apprezzamento meritano perciò non soltanto le attività conoscitive dell’uomo, ma anche quelle pratiche, come il lavoro e l’attività tecnologica. Con queste ultime, infatti, l’uomo, partecipe del potere creatore di Dio, è chiamato a trasformare il creato, ordinandone le molteplici risorse in favore della dignità e del benessere di tutti gli uomini e di tutto l’uomo, e ad esserne anche il custode del valore e dell’intrinseca bellezza.

Ma la storia dell’umanità è testimone di come l’uomo abbia abusato, e abusi ancora, del potere e delle capacità che gli sono state affidate da Dio, dando luogo a diverse forme di ingiusta discriminazione e di oppressione nei confronti dei più deboli e dei più indifesi. I quotidiani attentati contro la vita umana; l’esistenza di grandi aree di povertà nelle quali gli uomini muoiono di fame e di malattia, esclusi dalle risorse conoscitive e pratiche di cui invece dispongono in sovrabbondanza molti Paesi; uno sviluppo tecnologico ed industriale che sta creando il concreto rischio di un crollo dell’ecosistema; l’uso delle ricerche scientifiche nell’ambito della fisica, della chimica e della biologia per scopi bellici; le numerose guerre che ancor oggi dividono popoli e culture, sono, purtroppo, soltanto alcuni segni eloquenti di come l’uomo possa fare un cattivo uso delle sue capacità e diventare il peggior nemico di se stesso, perdendo la consapevolezza della sua alta e specifica vocazione di essere collaboratore dell’opera creatrice di Dio.

Parallelamente la storia dell’umanità manifesta un reale progresso nella comprensione e nel riconoscimento del valore e della dignità di ogni persona, fondamento dei diritti e degli imperativi etici con cui si è cercato e si cerca di costruire la società umana. Proprio in nome della promozione della dignità umana si è, perciò, vietato ogni comportamento ed ogni stile di vita che risultava lesivo di tale dignità. Così, per esempio, i divieti, giuridico-politici e non solo etici, nei confronti delle varie forme di razzismo e di schiavitù, delle ingiuste discriminazioni ed emarginazioni delle donne, dei bambini, delle persone malate o con gravi disabilità, sono testimonianza evidente del riconoscimento del valore inalienabile e dell’intrinseca dignità di ogni essere umano e segno di un progresso autentico che percorre la storia dell’umanità. In altri termini, la legittimità di ogni divieto si fonda sulla necessità di tutelare un autentico bene morale.

37. Se il progresso umano e sociale si è inizialmente caratterizzato soprattutto attraverso lo sviluppo dell’industria e della produzione dei beni di consumo, oggi si qualifica per lo sviluppo dell’informatica, delle ricerche nel campo della genetica, della medicina e delle biotecnologie applicate anche all’uomo, settori di grande importanza per il futuro dell’umanità nei quali, però, si verificano anche evidenti e inaccettabili abusi. «Come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia, e la Chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore, così ora, quando un’altra categoria di persone è oppressa nel diritto fondamentale alla vita, la Chiesa sente di dover dare voce con immutato coraggio a chi non ha voce. Il suo è sempre il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati e oppressi nei loro diritti umani» [59].

In virtù della missione dottrinale e pastorale della Chiesa, la Congregazione per la Dottrina della Fede si è sentita in dovere di riaffermare la dignità e i diritti fondamentali e inalienabili di ogni singolo essere umano, anche negli stadi iniziali della sua esistenza, e di esplicitare le esigenze di tutela e di rispetto che il riconoscimento di tale dignità a tutti richiede.

L’adempimento di questo dovere implica il coraggio di opporsi a tutte quelle pratiche che determinano una grave e ingiusta discriminazione nei confronti degli esseri umani non ancora nati, che hanno la dignità di persona, creati anch’essi ad immagine di Dio. Dietro ogni “no” rifulge, nella fatica del discernimento tra il bene e il male, un grande “sì” al riconoscimento della dignità e del valore inalienabili di ogni singolo ed irripetibile essere umano chiamato all’esistenza.

I fedeli si impegneranno con forza a promuovere una nuova cultura della vita, accogliendo i contenuti di questa Istruzione con l’assenso religioso del loro spirito, sapendo che Dio offre sempre la grazia necessaria per osservare i suoi comandamenti e che in ogni essere umano, soprattutto nei più piccoli, si incontra Cristo stesso (cf. Mt 25, 40). Anche tutti gli uomini di buona volontà, in particolare i medici e i ricercatori aperti al confronto e desiderosi di raggiungere la verità, sapranno comprendere e condividere questi principi e valutazioni, volti alla tutela della fragile condizione dell’essere umano nei suoi stadi iniziali di vita e alla promozione di una civiltà più umana.

Il Sommo Pontefice Benedetto XVI, nell’Udienza concessa il 20 giugno 2008 al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Istruzione, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, l’8 settembre 2008, Festa della Natività della Beata Vergine Maria.

William Card. Levada

Prefetto

Luis F. Ladaria, S.I.

Arcivescovo tit. di Thibica

Segretario

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[1] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae su il rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione (22 febbraio 1987): AAS 80 (1988), 70-102.

[2] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor circa alcune questioni fondamentali dell’insegnamento morale della Chiesa (6 agosto 1993): AAS 85 (1993), 1133-1228.

[3] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae sul valore e l’inviolabilità della vita umana (25 marzo 1995): AAS 87 (1995), 401-522.

[4] Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti alla VII Assemblea della Pontificia Accademia per la Vita (3 marzo 2001), n. 3: AAS 93 (2001), 446.

[5] Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Fides et ratio circa i rapporti tra fede e ragione (14 settembre 1998), n. 1: AAS 91 (1999), 5.

[6] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, I, 1: AAS 80 (1988), 79.

[7] Come ha ricordato Benedetto XVI, i diritti umani, in particolare il diritto di ogni essere umano alla vita, «sono basati sulla legge naturale iscritta nel cuore dell’uomo e presente nelle diverse culture e civiltà. Rimuovere i diritti umani da questo contesto significherebbe restringere il loro ambito e cedere ad una concezione relativistica, secondo la quale il significato e l’interpretazione dei diritti potrebbero variare e la loro universalità verrebbe negata in nome di contesti culturali, politici, sociali e persino religiosi differenti. Non si deve tuttavia permettere che tale ampia varietà di punti di vista oscuri il fatto che non solo i diritti sono universali, ma lo è anche la persona umana, soggetto di questi diritti» (Discorso all’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008: AAS 100 [2008], 334).

[8] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, I, 1: AAS 80 (1988), 78-79.

[9] Ibid., II, A, 1: l.c., 87.

[10] Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae (25 luglio 1968), n. 8: AAS 60 (1968), 485-486.

[11] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Congresso internazionale promosso dalla Pontificia Università Lateranense, nel 40° anniversario dell’Enciclica Humanae vitae (10 maggio 2008): L’Osservatore Romano, 11 maggio 2008, p. 1; cf. Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra (15 maggio 1961), III: AAS 53 (1961), 447.

[12] Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 22.

[13] Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 37-38: AAS 87 (1995), 442-444.

[14] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, n. 45: AAS 85 (1993), 1169.

[15] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita e al Congresso internazionale “L’embrione umano nella fase del preimpianto” (27 febbraio 2006): AAS 98 (2006), 264.

[16] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, Introduzione, 3: AAS 80 (1988), 75.

[17] Giovanni Paolo II, Esort. apost. Familiaris consortio circa i compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi (22 novembre 1981), n. 19: AAS 74 (1982), 101-102.

[18] Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Dignitatis humanae, n. 14.

[19] Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, II, A, 1: AAS 80 (1988), 87.

[20] Ibid., II, B, 4: l.c., 92.

[21] Ibid., Introduzione, 3: l.c., 75.

[22] Per fecondazione o procreazione artificiale eterologa si intendono «le tecniche volte a ottenere artificialmente un concepimento umano a partire da gameti provenienti almeno da un donatore diverso dagli sposi, che sono uniti in matrimonio» (ibid., II: l.c., 86).

[23] Per fecondazione o procreazione artificiale omologa si intende «la tecnica volta a ottenere un concepimento umano a partire dai gameti di due sposi uniti in matrimonio» (ibid.).

[24] Ibid., II, B, 7: l.c., 96; cf. Pio XII, Discorso ai partecipanti al IV Congresso internazionale dei medici cattolici (29 settembre 1949): AAS 41 (1949), 560.

[25] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, II, B, 6: l.c., 94.

[26] Cf. ibid., II: l.c., 86.

[27] Attualmente, anche nei maggiori centri di fecondazione artificiale, il numero di embrioni sacrificati si aggira al di sopra dell’80%.

[28] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 14: AAS 87 (1995), 416.

[29] Cf. Pio XII, Discorso ai partecipanti al II Congresso Mondiale di Napoli sulla fecondità e sterilità umana (19 maggio 1956): AAS 48 (1956), 470; Paolo VI, Lett. enc. Humanae vitae, n. 12: AAS 60 (1968), 488-489; Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, II, B, 4-5: AAS 80 (1988), 90-94.

[30] Sempre più persone, anche non legate dal vincolo coniugale, ricorrono alle tecniche di fecondazione artificiale al fine di avere un figlio. Tali pratiche indeboliscono l’istituzione matrimoniale e fanno nascere bambini in ambienti non favorevoli al loro pieno sviluppo umano.

[31] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita e al Congresso Internazionale “L’embrione umano nella fase del preimpianto” (27 febbraio 2006): AAS 98 (2006), 264.

[32] L’Intra Cytoplasmic Sperm Injection (ICSI), simile pressoché in tutto ad altre forme della fecondazione in vitro, si differenzia da esse, perché la fecondazione non avviene spontaneamente in provetta, bensì mediante l’iniezione nel citoplasma dell’ovocita di un singolo spermatozoo precedentemente selezionato o, talora, mediante l’iniezione di elementi immaturi della linea germinale maschile.

[33] Al riguardo si segnala tuttavia che gli specialisti discutono su alcuni rischi che l’ICSI può comportare per la salute del concepito.

[34] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, II, B, 5: AAS 80 (1988), 93.

[35] La crioconservazione in riferimento agli embrioni è un procedimento di raffreddamento a bassissime temperature al fine di consentirne una lunga conservazione.

[36] Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, I, 6: AAS 80 (1988), 84-85.

[37] Cf. n. 34-35 di questa Istruzione.

[38] Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, II, A, 1-3: AAS 80 (1988), 87-89.

[39] Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Simposio su “Evangelium vitae e diritto” e all’XI Colloquio internazionale romanistico canonistico (24 maggio 1996), n. 6: AAS 88 (1996), 943-944.

[40] La crioconservazione degli ovociti è stata prospettata anche in altri contesti che qui non vengono considerati. Per ovocito si intende la cellula germinale femminile non penetrata dallo spermatozoo.

[41] Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes, n. 51; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 62: AAS 87 (1995), 472.

[42] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 63: AAS 87 (1995), 473.

[43] I più noti mezzi intercettivi sono la spirale o IUD (IntraUterine Device) e la cosiddetta “pillola del giorno dopo”.

[44] I principali mezzi di contragestazione sono la pillola RU 486 o Mifepristone, le prostaglandine e il Methotrexate.

[45] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 58: AAS 87 (1995), 467.

[46] Cf. CIC, can. 1398 e CCEO, can. 1450 § 2; cf. anche CIC, can. 1323-1324. La Pontificia Commissione per l’interpretazione autentica del Codice di Diritto Canonico ha dichiarato che con il concetto penale di aborto si intende «l’uccisione del feto in qualunque modo e in qualunque tempo dal momento del concepimento» (Risposte a dubbi, 23 maggio 1988: AAS 80 [1988], 1818).

[47] Allo stato attuale delle conoscenze, le tecniche proposte per realizzare la clonazione umana sono due: la fissione gemellare e il trasferimento di nucleo. La fissione gemellare consiste nella separazione artificiale di singole cellule o gruppi di cellule dall’embrione, nelle prime fasi dello sviluppo, e nel successivo trasferimento in utero di queste cellule, allo scopo di ottenere, in modo artificiale, embrioni identici. Il trasferimento di nucleo, o clonazione propriamente detta, consiste nell’introduzione di un nucleo prelevato da una cellula embrionaria o somatica in un ovocita precedentemente denucleato, seguita dall’attivazione di questo ovocita che, di conseguenza, dovrebbe svilupparsi come embrione.

[48] Cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, I, 6: AAS 80 (1988), 84; Giovanni Paolo II, Discorso ai Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede (10 gennaio 2005), n. 5: AAS 97 (2005), 153.

[49] Nuove tecniche di questo genere sono, per esempio, l’applicazione della partenogenesi all’uomo, il trasferimento di un nucleo alterato (Altered Nuclear Transfer: ANT) e la riprogrammazione assistita dell’ovocita (Oocyte Assisted Reprogramming: OAR).

[50] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 60: AAS 87 (1995), 469.

[51] Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Congresso internazionale sul tema: “Le cellule staminali: quale futuro in ordine alla terapia?”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita (16 settembre 2006): AAS 98 (2006), 694.

[52] Cf. n. 34-35 di questa Istruzione.

[53] Cf. Benedetto XVI, Discorso ai partecipanti al Congresso internazionale sul tema: “Le cellule staminali: quale futuro in ordine alla terapia?”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita” (16 settembre 2006): AAS 98 (2006), 693-695.

[54] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 63: AAS 87 (1995), 472-473.

[55] Cf. ibid., n. 62: l.c., 472.

[56] Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, I, 4: AAS 80 (1988), 83.

[57] Cf. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 73: AAS 87 (1995), 486: «L’aborto e l’eutanasia sono dunque crimini che nessuna legge umana può pretendere di legittimare. Leggi di questo tipo non solo non creano nessun obbligo per la coscienza, ma sollevano piuttosto un grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante obiezione di coscienza». Il diritto all’obiezione di coscienza, espressione del diritto alla libertà di coscienza, dovrebbe essere tutelato dalle legislazioni civili.

[58] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, n. 89: AAS 87 (1995), 502.

[59] Giovanni Paolo II, Lettera a tutti i Vescovi circa “Il Vangelo della vita” (19 maggio 1991): AAS 84 (1992), 319.

(da www.vatican.va)

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